“Il banco vuoto”, spettacolo e dibattito, 13 maggio, Carcere di Opera (Milano)

In Italia 30mila casi di “autoreclusi” che vivono solo la realtà virtuale .La sindrome di Hikikomori, misconosciuta ma sempre più diffusa, porta a chiudersi in casa per rifugiarsi nella realtà virtuale 

 Nel nostro Paese sono circa 240 mila ragazzi tra gli 11 e i 16 anni che trascorrono mediamente più di tre ore al giorno davanti al computer e sono già circa 30mila i casi accertati di sindrome di Hikikomori. È quanto il dato allarmante che emerge dati della Fnomceo, la Federazione italiana degli ordini dei medici.

Un fenomeno scoperto in Giappone e che ora si è esteso in tutto il mondo. Il “ritiro sociale acuto”, come viene chiamato dagli psichiatri occidentali, ha spesso origine, tra i giovani, nelle difficoltà relazionali con la famiglia, i compagni di classe, le persone dell’altro sesso, e porta a un pericoloso isolamento totale che trova sollievo solo nella realtà virtuale.

 E proprio a questo problema è dedicato “Il banco vuoto” lo spettacolo teatrale che sarà rappresentato dalla Compagnia Magnoli Piotti mercoledì 13 maggio, alle ore 10, nel carcere di Opera. Lo spettacolo, organizzato grazie all’iniziativa di Cisproject-Leggere Libera-Mente – associazione culturale che si propone di favorire il reinserimento nella cosiddetta società civile – e della casa di reclusione di Milano Opera, è tratto dal libro di Antonio Piotti “Il banco vuoto” (Diario di un adolescente in estrema reclusione) e sarà seguito da un incontro e un dibattito con il professor Gustavo Pietropoli Charmet, tra i principali psichiatri e psicoterapeuti italiani.

“Il banco vuoto” racconta la storia di Enrico, un ragazzo che ha trascorso sei anni della sua vita – tra i 15 e i 21 – chiuso in casa perché affetto dalla sindrome di Hikikomori, che porta a isolarsi senza vita sociale per immergersi tutto il giorno solo nella realtà virtuale, come anticipa il video:https://www.youtube.com/watch?v=OlebYuavM5c 

“Siamo molto felici di portare questa rappresentazione all’interno del carcere di Opera – spiega Barbara Rossi di Cisproject-Leggere Libera-Mente – Il problema dell’autoreclusione è infatti molto attuale nella nostra società. La possibilità di discuterne all’interno di un luogo dove manca la libertà consentirà, inoltre, di fare riflessioni interessanti sui diversi concetti di reclusione, con il coinvolgimento anche dei detenuti. E per parlare delle conseguenze drammatiche a cui può portare l’autoreclusione, con l’occasione lanceremo anche un concorso letterario su questo tema ancora misconosciuto”.Ulteriori informazioni sono disponibili all’indirizzo www.leggereliberamente.it.

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